Settorinoplastica

Intervento estetico o funzionale?

La settorinoplastica è considerata universalmente la regina della chirurgia plastica facciale. Questo sia per la difficoltà dell’intervento chirurgico sia per l’impatto che può avere sull’estetica del viso. Nella chirurgia nasale si tende spesso ad operare una netta distinzione tra l’estetica e la funzione, ma nella pratica clinica è spesso impossibile correggere l’una trascurando l’altra. Per esempio, un naso torto dipende spesso da un setto deviato e sarebbe impensabile correggere l’alterazione estetica senza effettuare una settoplastica funzionale. Viceversa, un naso dal dorso molto alto e stretto implica la presenza di una stenosi a livello della valvola nasale interna e non è possibile occuparsi della funzione senza alterare l’estetica.

Approccio chiuso o open?

Le tecniche a disposizione per la correzione estetico-funzionale della piramide nasale sono numerose ed in continua evoluzione. Gli approcci chirurgici utilizzati sono fondamentalmente di 2 tipi: aperto o chiuso. La rinoplastica chiusa si basa su incisioni effettuate a livello della mucosa interna del naso. In questo tipo di intervento il chirurgo “sente” con le sue mani le strutture osteocartilaginee del naso e le modifica. La rinoplastica aperta o “open” prevede invece una piccola incisione in corrispondenza della columella (unità anatomica che unisce il labbro superiore con la punta del naso). Attraverso essa, vengono esposte le strutture osteocartilaginee del naso, che possono quindi essere modificate sotto visione diretta ed in assenza di distorsioni. Ciò che è cambiato nella chirurgia del setto e della piramide nasale negli ultimi 50 anni è la filosofia dell’approccio chirurgico: da demolitivo a ricostruttivo, da sottrattivo ad additivo. Se circa 20 anni fa potevano essere considerati “belli” i nasi in cui si riconosceva nettamente la mano del chirurgo, oggi è universalmente riconosciuto che l’opera del chirurgo è stata adeguata quando non si vede che il naso “è rifatto”. In quest’ottica si è universalmente diffuso l’approccio open, che esalta l’aspetto architettonico ed anatomico della chirurgia nasale, permettendo di coniugare al meglio l’estetica con la funzione. Questo concetto è sempre più enfatizzato soprattutto dagli Autori Americani, che hanno fatto della “Open Structure Rhinoplasty” il principio ispiratore della rinochirurgia. Gli svantaggi dell’approccio open sono la piccola cicatrice columellare (che di regola scompare entro i 6 mesi dall’intervento) ed un gonfiore post-operatorio della punta nasale maggiore rispetto all’approccio chiuso. I vantaggi invece sono la possibilità di definire le deformità anatomiche sotto diretta ispezione della impalcatura osteocartilaginea, di effettuare la loro correzione in assenza di distorsioni e le garanzie maggiori di risultato. Questi vantaggi spiegano il perché tale approccio sia ormai utilizzato dalla stragrande maggioranza dei chirurghi nasali.

L’intervento si esegue in anestesia generale?

Si. Sebbene in alcuni casi sia possibile ricorrere all’anestesia locale e questo possa variare dalle preferenze del chirurgo e del paziente, è a nostro parere consigliabile l’anestesia generale

I tamponi nasali fanno paura?

Grazie ad una sutura particolare del setto, il tamponamento ha oggi un ruolo molto meno importante che in passato ed i chirurghi più aggiornati non utilizzano più un “fitto” tamponamento delle fosse nasali che poi risultava particolarmente fastidioso alla sua rimozione. Oggi si utilizzano o piccole lamine in silicone messe a contatto con il setto nasale oppure piccole garze grasse. In ogni caso il paziente non sente dolore né fastidio al momento dello stamponamento.

Quanto tempo dura la convalescenza dopo l’intervento?

La dimissione avviene normalmente il giorno dopo l’intervento con una sola notte di degenza. I tamponi vengono rimossi il giorno dopo l’intervento o al massimo dopo due o tre giorni. Sul naso viene applicata una mascherina nasale rigida che viene rimossa insieme ai punti di sutura columellari (sotto la punta del naso) a sette giorni dall’intervento.  Dopo la rimozione della mascherina, verranno applicati dei cerotti sul dorso nasale per una o due settimane. Questi cerotti sono necessari per riadattare la pelle sulla nuova struttura osteo-cartilaginea creata con l’intervento. Il naso rimane edematoso (gonfio) per una o due settimane. Il risultato definitivo si può apprezzare solo a tre o quattro mesi di distanza dall’intervento.

L’obiettivo del chirurgo?

Coincide normalmente con quello del paziente e consiste nel realizzare la settorinoplastica con il duplice scopo di far respirare il paziente e di conseguire un risultato naturale. I nasi “standard”, “chirurgici”, “alla francese”, “con la punta molto all’insù” o con la punta stretta e pinzata, dovrebbero ormai costituire un ricordo del passato e non dovrebbero essere mai realizzati neanche su richiesta del paziente. L’obiettivo deve essere quello di raggiungere un’armonia facciale e una naturalità che corrisponda ad un naso bello, ma non dall’aspetto rifatto.